Il sistema fiscale nella visione di Mirrlees e De Viti De Marco. Un contributo dalla storia del pensiero economico

Vitaletti G., 2020 – Rivista di diritto finanziario e scienza delle finanze

Negli ultimi decenni si sono avvicendate molte proposte di riforma dei sistemi fiscali odierni, talvolta anche molto radicali.

Un recente contributo di Giuseppe Vitaletti, Mirrlees’ and De Viti’s Fiscal Systems, pubblicato sulla Rivista di diritto finanziario e scienza delle finanze, discute il sistema fiscale delineato da Mirrlees che si concentrava su una serie di riforme riguardanti la tassazione diretta, indiretta e del patrimonio e lo compara con il sistema fiscale delineato da De Viti de Marco in Principi di economia finanziaria (1933), spesso considerato l’emblema della Scuola Italiana di Finanza Pubblica.

Le categorie interpretative di Mirrlees sono molto note. Per quanto riguarda l’imposizione diretta, egli e i suoi sostenitori suddividono il sistema secondo la provenienza dei redditi. La personalità e la progressività sono principalmente riservate ai redditi da lavoro, dipendente e autonomo. Gli altri redditi principali sono: 1) quelli derivanti dai risparmi, per i quali viene raccomandata una deduzione di base dal reddito, con tassazione personale del residuo, con o senza progressività; 2) quelli d’impresa, per i quali si applica l’usuale proporzionalità del prelievo, assieme a meccanismi del tipo ACE, tesi a ridurre la doppia tassazione dei redditi. Si raccomanda inoltre che il prelievo contributivo su tutti i redditi da lavoro, che finanzia la sicurezza sociale, sia incluso nella progressività. Nell’arena internazionale vengono mantenute tutte le attuali complicazioni, tese a preservare l’attuale CEN (cioè la neutralità nell’esportazione dei capitali). Per quanto riguarda la tassazione indiretta, si prevede l’introduzione di un’unica aliquota per l’Iva, e minori modificazioni per la tassazione ambientale.  

La principale caratteristica del sistema di De Viti, per quanto riguarda l’imposizione diretta, è la sua realità. Ci sono altri aspetti che conseguono alla realità (cioè il prelievo riguarda le cose, non le persone): a) la proporzionalità del prelievo, con differenti aliquote a seconda del tipo di reddito colpito; b) la nazionalità, che è racchiusa nel sistema, e produce la CIN (cioè la neutralità nell’importazione dei capitali); c) la prevalenza dell’amministrazione pubblica, che pretende il pagamento dai contribuenti solo dopo aver definito la loro base imponibile; d) il riferimento ad un sistema fiscale esistente, quello prevalente in Italia fino al 1973. Per quanto riguarda la tassazione indiretta, le sue entrate sono maggiori rispetto a quelle della diretta, grazie alla circostanza che, oltre al consumo come l’Iva, include gli input produttivi, con differenti aliquote. Queste caratteristiche sono molto utili per contenere l’aliquota della tassazione diretta. L’intero sistema è ispirato al principio del beneficio collettivo, cioè i pagamenti dei contribuenti sono specificatamente collegati ai servizi pubblici ricevuti.

L’attuale discussione è assorbita sul come implementare modificazioni specifiche, tutte ispirate al sistema di Mirrlees. Si reclama una riforma del sistema della tassazione personale, con piccole riduzioni della pressione fiscale, mentre l’ACE è stata già rafforzata rispetto alla configurazione del 2012. Nel dibattito domina l’evasione fiscale, con la maggior parte del corpo accademico convinta che le sue radici giacciono nelle attitudini personali, e non nella mancanza del beneficio collettivo e di basse aliquote personali. Attenzione molto scarsa è dedicata: 1) alla distinzione della tassazione personale/reale in tre strati, con la tassazione delle imprese e dei risparmi che è decrescente e quella progressiva sui redditi da lavoro che è fortemente cresciuta; 2) alla tassazione dei risparmi, per lo più personale e proporzionale, che comporta effetti devastanti sull’evasione internazionale; 3) alla doppia tassazione delle imprese, che coinvolge da un lato la (falsa) tassazione internazionale dei guadagni di capitale, e dall’altro lato la tassazione dei redditi prodotti nei paesi di origine; 4) ai problemi dell’Iva europea, originati nel 1993, producendo un’alta evasione addizionale; 5) alla necessità di rinforzare i pagamenti specifici per la sicurezza sociale.

Se al contrario ci inspiriamo progressivamente al sistema di De Viti de Marco (condiviso sostanzialmente da Einaudi e da Steve), vengono trattati tutti i problemi considerati dall’1) al 5), ed anche altre difficoltà. Infatti: a) c’è bisogno di un abbattimento della tassazione reale delle imprese, assieme ad una forte riduzione e trasformazione delle imposte sul reddito personale, che dovrebbero diventare reali, colpendo solo le basi imponibili a livello nazionale; b) con il fine di permettere un alto debito pubblico, le imposte sul reddito da risparmio devono essere incrementate, toccando un’aliquota del 100%. L’imposizione deve avvenire a livello d’impresa, con rivalsa sui risparmiatori, e con riduzioni che tengano conto dei costi delle banche prestatrici; c) le imprese dovrebbero pagare un’aliquota moderata sul reddito normale da competizione, e un’aliquota sostanzialmente più alta sulle rendite, nel contesto di accordi internazionali (questi ultimi dovrebbero riguardare anche i redditi di cui al punto b); d) la tassazione personale dei guadagni di capitale deve essere eliminata, ed i guadagni di capitale effettivi devono essere pagati presso le imprese in cui si formano, sulla base della competenza; e) l’imposizione indiretta deve crescere, con la tassazione ad una piccola aliquota degli scambi B to B ed una riformulazione delle altre imposte indirette; f) anche la contribuzione sociale deve crescere, e deve divenire moderatamente progressiva, incorporando la parte ora a carico delle imprese e l’Irpef (con un incremento dei salari e degli stipendi in corrispondenza ai contributi sociali pagati dalle imprese); g) il contenimento dell’evasione deve partire dall’Iva, che dovrebbe divenire in gran parte regionale attraverso un nuovo meccanismo (già introdotto in Italia) che permette di superare i problemi del 1993, e consente di controllare i consumi attraverso Studi di Settore modificati.

La garanzia è il principio del beneficio collettivo, con la tassazione indiretta che copre la spesa pubblica collettiva, i contributi sociali che coprono i trasferimenti, e la tassazione diretta che copre le spese redistributive. Avverrebbe anche un sostanziale incremento della finanza locale, anch’esso inspirato al principio del beneficio. Il sistema risulterebbe ordinato perfino con riguardo alle spese internazionali, alle quali possono essere destinate le risorse delle misure proposte nei punti b) e c).

Vitaletti, G. 2020. Mirrlees’ and De Viti’s Fiscal Systems. Rivista di diritto finanziario e scienza delle finanze. LXXIX 2, I, 161-190