Council size, government spending and efficiency. Evidence from a quasi-experimental design for Italian municipalities

De Benedetto M.A., 2018 – Politica economica – Journal of Economic Policy

Nelle democrazie moderne i politici allocano le risorse in modo efficiente?

Un filone della letteratura economica ha cercato di capire come i politici prendono le decisioni, soprattutto in termini di scelte di bilancio, e come il numero di legislatori che prendono decisioni di spesa influisce sui bilanci dei governi.

Secondo la Public Choice, un approccio basato soprattutto sulle teorie di Tullock (1959) e di Buchanan e Tullock (1962), al fine di ottenere un maggiore sostegno elettorale, i politici cercano di soddisfare le esigenze di particolari gruppi di collegi elettorali a scapito della comunità generale. Tipicamente la spesa pubblica avvantaggerebbe più alcuni gruppi di popolazione rispetto ad altri, mentre la tassazione è distribuita in modo uniforme sull’intera popolazione.

In una nuova ricerca, “Council Size, Government Spending and Efficiency. Evidence from a Quasi-experimental Design for Italian Municipalities” pubblicata su Politica Economica – Journal of Economic Policy, Marco Alberto De Benedetto presenta nuove evidenze sulla relazione tra il numero dei consiglieri comunali, spesa pubblica e livello di efficienza nei comuni italiani. Nel dibattito odierno, indagare il potenziale effetto della numerosità dei consiglieri comunali sulla spesa pubblica locale è una questione rilevante dal momento che proprio i comuni forniscono beni e servizi pubblici chiave, come la gestione dei servizi pubblici, i trasporti e gli asili nido, l’assistenza agli anziani e la raccolta dei rifiuti, che hanno un rilevante effetto sulla vita quotidiana dei cittadini.

L’analisi empirica si basa su una ricca banca dati panel sui bilanci comunali nel periodo 2001-2007, fornita dal Ministero dell’Interno italiano, contenente informazioni su entrate e spese totali di circa 6.576 amministrazioni locali.

Grazie alla disponibilità di dati sul numero di consiglieri all’interno di ciascun comune l’autore implementa una tecnica econometrica denominata Sharp Regression Discontinuity Design (RDD). Nello specifico, sulla base del Decreto Legislativo n. 267/2000, la legge italiana stabilisce che il consiglio comunale sia composto dal sindaco e da un numero variabile di legislatori locali che dipende dalla dimensione della popolazione del comune. L’idea alla base della metodologia Sharp RDD è quindi quella di confrontare i comuni appena al di sopra di una certa soglia di dimensione della popolazione con i comuni appena al di sotto di essa al fine di distinguere l’effetto causale del numero dei consiglieri sulla spesa locale; infatti, eventuali altre caratteristiche non osservabili non dovrebbero variare in modo discontinuo attorno alla soglia stabilita per legge, fornendo una variazione esogena nel trattamento come se fosse un “esperimento randomizzato”.

Nel complesso, i risultati dello studio evidenziano un effetto negativo e statisticamente significativo del numero dei consiglieri comunali sulla spesa totale. In particolare, se aumenta di 1 unità, la spesa comunale totale pro-capite diminuisce dello 0,4%. Inoltre, per rafforzare l’ipotesi secondo cui i problemi di agenzia in termini di spesa tra legislatori e burocrati sono presenti anche a livello locale in Italia, l’autore si è concentrato sulle spese che sono più direttamente sotto il controllo dei burocrati, cioè le spese correnti pro-capite. Anche in questo caso, si evidenzia una forte correlazione tra voce di spesa locale e numero dei consiglieri, dopo aver tenuto conto di una serie di potenziali variabili esplicative rilevanti, quali la quota di dipendenti all’interno delle amministrazioni locali, di una misura della qualità dei beni e servizi pubblici forniti dalle amministrazioni locali (rappresentato dal rapporto tra riciclaggio dei rifiuti rispetto rifiuti urbani totali) e di una misura del grado di civicness (senso civico), nella fattispecie la partecipazione elettorale. Infine i risultati evidenziano anche come il numero dei consiglieri influenzi positivamente alcune misure di efficienza/produttività a livello comunale, vale a dire la differenza tra entrate e spese, la velocità di raccolta delle entrate e la velocità di pagamento. Una possibile interpretazione di questi risultati è che un aumento del numero dei consiglieri porta a un migliore monitoraggio dei burocrati in termini di spesa, mitigando i problemi di agenzia e aumentando l’efficienza dell’intera pubblica amministrazione locale.

Ricerche future su questo argomento suggeriscono di indagare sull’eventuale non monotonicità della relazione tra il numero di consiglieri comunali e la spesa pubblica (relazione a forma di U). Infatti, può accadere che quando il numero di consiglieri è basso, un aumento di questi ultimi porti a un migliore monitoraggio dei burocrati in termini di spesa, aumentando l’efficienza dell’intera pubblica amministrazione. Viceversa, l’efficienza dell’amministrazione locale potrebbe tendere a ridursi se il numero di consiglieri fosse sufficientemente ampio da garantire una buona gestione della «cosa pubblica».

Vai all’articolo originale