Balancing the equity-efficiency trade-off in personal income taxation: an evolutionary approach

Pellegrino S., Perboli G., Squillero G., 2019 – Economia Politica

Al centro del dibattito degli ultimi mesi, la riforma del Fisco. Le proposte si avvicendano, tra i sostenitori di una riforma fiscale e tributaria radicale e chi invece sostiene si debba procedere con la sola revisione di alcune imposte chiave, come l’IRPEF. Si discute anche sulla progressività del sistema fiscale italiano.

Ogni proposta di riforma, parziale o radicale che sia, lascia aperto un punto cruciale nel dibattito che sembra di difficile soluzione: a prescindere dai presupposti teorici, nel mondo reale è complicato decidere su quali strumenti agire e in che modo porre in essere le modifiche, soprattutto nell’intento di anticipare e prevedere gli effetti di ogni tipo di riforma per bilanciare il trade-off tra efficienza ed equità di un nuovo assetto fiscale.

In un recente articolo, “Balancing the Equity-Efficiency Trade-off in Personal Income Taxation: an Evolutionary Approach”, pubblicato su Economia politica, Simone Pellegrino, Guido Perboli e Giovanni Squillero intervengono in questa discussione proponendo uno strumento per valutare gli effetti in termini di equità ed efficienza di eventuali riforme studiando in particolare l’imposta personale sul reddito (IRPEF).

Gli autori sviluppano un algoritmo evolutivo che permette di individuare tutti i parametri di un’imposta al fine di massimizzare l’equità, minimizzare l’inefficienza, dovendosi comunque confrontare con specifici vincoli, come quello di gettito.

Nello specifico gli autori valutano diverse ipotesi di riforma che massimizzino due indicatori chiave: da una parte, l’indice di Reynolds–Smolensky che misura l’effetto redistributivo dell’imposta, e dall’altra il valore delle aliquote marginali effettive dell’imposta, indicatore di efficienza.

L’algoritmo è in grado infine di determinare un livello desiderabile di trade-off tra questi due obiettivi e permette di misurare l’eventuale deviazione del gettito fiscale totale a seguito di una riforma e l’eventuale perdita di contribuenti derivanti dalla riforma stessa.

Gli autori partono dall’analisi di un caso specifico di riforma dell’IRPEF implementato nel 2014: in particolare, il governo decise di modificare un parametro di questa imposta per ridurre il cuneo fiscale solo per un gruppo specifico di contribuenti, ossia coloro che appartenevano allo scaglione da 8 a 26 mila euro di reddito, ma non tramite detrazione d’imposta ma tramite un trasferimento monetario mensile, il cosiddetto “bonus 80 euro”.

Il modello di micro-simulazione utilizzato si basa su una banca dati della Banca d’Italia (2015) derivante dalla Survey on Household Income and Wealth (BISHIW), pubblicata nel 2016 sull’anno fiscale 2014. Il sondaggio BI-SHIW contiene informazioni sul reddito familiare e sulla ricchezza di 8.156 famiglie e 19.366 individui. Il campione è rappresentativo della popolazione italiana e composto da circa 24,7 milioni di famiglie e 60,8 milioni di individui.

Il risultato della riforma del 2014 secondo gli autori è una diminuzione del gettito fiscale di circa 9 miliardi di euro, un aumento del potere redistributivo dell’imposta a scapito sia del livello medio delle aliquote marginali dei contribuenti sia dell’effetto di riordinamento esercitato dall’imposta.

Partendo da questa constatazione, gli autori sfruttano quindi l’algoritmo per individuare una serie di revisioni alternative che possano massimizzare il loro effetto redistributivo minimizzando però le inefficienze. Agendo su 33 parametri dell’IRPEF, essi sono in grado di individuare 187 strutture impositive ugualmente ottimali, potenzialmente applicabili, in grado di mantenere lo stesso livello di equità senza inficiare l’efficienza del sistema e controllare al contempo l’eventuale effetto di riordinamento. Le soluzioni individuate vanno da scenari che prevedono effetti redistributivi più deboli ma aliquote marginali più basse a scenari caratterizzati da valori più elevati per entrambi questi indicatori a seconda dei differenti combinazioni in termini di perdita di contribuenti e deviazione da livelli di gettito fiscale desiderati.

In conclusione questo nuovo algoritmo si prospetta come valido strumento potenzialmente utilizzabile dal policy-maker per poter vagliare differenti proposte alternative di riforma fiscale e poter poi scegliere la soluzione più indicata anche sulla base degli obiettivi specifici che si intende perseguire.

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